tutto-baldo-lessinia

- natura, cultura, arte e architettura della Montagna Veronese -

Lessinia in epoca romana

Località:

Lessinia

Periodo:

Epoca romana

Clima:

Collina

Situata ai piedi delle colline che scendono con delle dorsali quasi parallele dalla Lessinia, con il fiume Adige che rallentando la sua corrente la circonda e la rende maggiormente difendibile, Verona ha avuto, da sempre, una posizione geografico-strategica di primaria importanza nel settore centro-orientale dell’Italia settentrionale. Qui si incrociavano, inoltre, due delle vie di comunicazione fondamentali: quella che attraverso la valle dell’Adige mette in comunicazione la pianura Padana con il Nord Europa (via Atesina poi Claudia Augusta) e quel che partendo dalla Liguria giungeva fino ai confini orientali e metteva in comunicazione il Tirreno con le Regioni Illiriche (Postumia). 

Il territorio veronese, abitato fin da epoche remote come testimoniano i numerosi ed importanti siti archeologici rinvenuti, era poco prima della conquista romana, oggetto di interesse di popolazioni diverse per origine e provenienza. Le popolazioni retiche che occupavano la zona montuosa a nord della città ed effettuavano continue scorribande nella pianura veronese, erano tribù montane bellicose sempre ostile ai romani come, ad esempio, i Cauri e i Tulliassi. Tali popolazioni avevano in Tridentum (Trento) il loro centro più importante e saranno sottomessi con la forza delle legioni di Augusto. Gli Euganei-Veneti con capitale ad Este da sud est arrivavano con il loro territorio fino a Caldiero, mentre i Galli Cenomani che avevano in Brexia (Brescia) il loro centro maggiore riuscivano a insediarsi a Verona dopo il periodo retico e Veneto come racconta sia lo storico Livio che il poeta veronese Catullo.

I Veneti e i Cenomani saranno fin da subito tra i più fedeli alleati ai romani ed il loro insediamento nella sfera romana sarà effettuato gradualmente per assimilazione culturale con lo scopo di legare la classe dirigente di Roma all’élite locali.

A partire dal III secolo a.C. inizia la colonizzazione romana della Gallia Cisalpina (Italia del Nord) attraverso la costruzione delle strade militari, veri e propri assi di penetrazione diretta in territorio nemico e relativi insediamenti fortificati chiamati Castra (luoghi posti in posizione strategica, abbastanza sicuri, per il riposo, il ristoro, il cambio cavalli ecc.).

Dove era insediata di solito una legione romana formata da 4-6000 uomini si andavano a formare la futura colonia. Il territorio poi conquistato veniva diviso in lotti regolari (centuriazioni) e dato in gestione ai veterani delle legioni perché lo coltivassero ma soprattutto lo difendessero dai nemici.

 Importante fu quindi la costruzione della via Postumia nel 148 a.C. ad opera del console Spurio Postumio Albino che univa Genova ad Aquileia.

Il legame con Roma divenne più saldo in seguito all’invasione dei Cimbri nel 101-102 a.C. (da non confondere con i Cimbri Bavaresi Tirolesi del X-XIII secolo) che da prima ebbero ragione delle difese romane, ma che successivamente furono sconfitti definitivamente nel 101 a.C. ai Campi Raudi ad opera del console Caio Mario.

Altro importante impulso alla romanizzazione si ha in seguito alle guerre sociali scoppiata nel 90 a.C. tra Roma e le sue colonie italiche e alla conseguente legislazione che estendeva la cittadinanza romana ai popoli rimasti fedeli. Questo processo di estensione della cittadinanza romana culminò con la legge voluta da Giulio Cesare che conferiva lo statuto di Municipium a tutte le città della Galia Cisalpina, Verona divenne così nel 49 d.C. Municipio romano della X Regio è affidata alla tribù Poplilia.

In età imperiale Verona con il suo territorio chiamato Agro Veronese venne interessata dalle operazioni militari che estesero molto più a nord i confini dell’Impero. In connessione a queste operazioni alpine fu effettuata la prima sistemazione del percorso della valle dell’Adige ad opera di Druso. Sarà sistemata definitivamente da suo figlio l’imperatore Claudio e perciò la strada prenderà il nome di Claudia Augusta.  La Magna Verona dell’età Flavia (69-96 d.C.) divenne uno dei capisaldi del potere romano e una delle città più ricche del Nord Italia. I dintorni di Verona si abbellirono di ville giardini mentre all’interno della città urbana si fecero ampie ristrutturazioni con materiali pregiati che accrebbero lo splendore della città.

La Lessinia, territorio occupato quasi interamente da boschi (Frizzolana e Selva Veronesis) e da pascoli (Lessinium) nelle parti più elevate ed in gran parte disabitate, rimane molto lontana dai fatti che coinvolgono la città Verona anche perché i Romani si limitavano a controllare le vie d’accesso principali ponendo dei presidi lungo i fondivalle o in alture lasciando il resto del territorio all’organizzazione locale.

Insediamento di epoca romana in Lessinia

Le più importanti vallate della Lessinia erano attraversate in senso longitudinali da strade secondarie che si innescavano ai piedi dei monti con la Postumia o con la Claudia Augusta. Nel periodo romano poi esistevano ancora gli insediamenti fortificati sulle alture del periodo precedente, i castellieri dell’età del ferro, come Sottosengia, le Guaite e il Monte Loffa collegate tra di loro da strade campestri, sentieri e mulattiere, il tutto andava a costituire una rete viaria abbastanza funzionale per l’epoca. Vi sono delle zone del territorio della bassa Lessinia che avranno peso fondamentale in epoca romana e queste sono la Valpolicella, la Valpantena e la Val di Illasi

La Valpolicella era attraversata dal tracciato della via tridentina Claudia-Augusta, che partendo da Verona toccava Parona, Nassar, Corrubio, San Pietro in Cariano e arrivava fino a Ponton, dove oltrepassato l’Adige con ponte o traghetto ed evitata la chiusa di Ceraino, proseguiva verso Trento e i territori del Nord Europa (sono stati trovati alcuni miliari, purtroppo non nel luogo originale a Nassar e a San Pietro in Cariano).

 Da questa via partivano alcune strade secondarie che risalivano le singole valli di Negrar, Fumane e Marano con percorso carrabile.

Queste vie che proseguivano sui monti costituivano una valida alternativa al percorso della Valle dell’Adige soggetto a frequenti frane e inondazioni. La parte occidentale della Valpolicella, chiamata anche Val Provinianense, era abitata già prima dell’arrivo dei romani da una popolazione autoctona: gli Arusnati, un popolo antico, italico, di probabile origine retica che presentava però molte affinità con gli etruschi e i veneti (che secondo alcuni studiosi costituivano un unico ceppo etnico)

Frammento epigrafo trovato a San Giorgio di Valpolicella su cui si può leggere il nome (Ar)usnates

La testimonianza di questa popolazione è stata fornita da alcune iscrizioni su pietra, epigrafi, poste su are o altari, dove si accenna al culto di particolari divinità locali, sconosciute in altre zone, più vicine al mondo etrusco, che è quello romano, come Cuslano, Lualda, Ibmnagalla, Sqnnagalla, Jupiter Feluennix e il Genio del Pago a degli Arusnati. Il loro territorio, chiamato Pago era un comprensorio rurale arcaico governato con un sistema di tipo teocratico ed aveva in San Giorgio di Valpolicella il centro religioso più importante, sede della massima carica religiosa, il Pontifex Sacrorum Raeticorum. A Fumane c’era il centro amministrativo del Pago Arusnate sede degli Aediles, massima autorità governativa e dove si riunivano i Delecti in consiglio per formulare ed applicare la Lex pagana. Il sistema politico-sociale degli Arusnati sopravviverà solo in parte a contatto del più evoluto sistema romano e principalmente per quella parte che riguarda la gestione della sfera religiosa e la custodia dei luoghi di culto.

La Valpolicella assieme alla Valpantena erano economicamente le zone più importanti perché, erano le più abitate, fertile e coltivate dell’agro veronese e fornivano il maggior approvvigionamento di derrate alimentari alla città. Oltre alla produzione di vino “retico” ed “acinatico” di cui era rinomata la Valpolicella anche tra le famiglie nobili di Roma il cui gradimento era inferiore solo al pregiatissimo “falerno”. Si coltivava il frumento (la famosa “alica” veronese), gli ortaggi le piante da fibra come il lino, la canapa e gli alberi da frutto (meli, peri, peschi, fichi ecc.). Si praticava l’allevamento di bovini, equini ed animali da cortile. Diffuse erano le torri colombaie per l’allevamento di tortore e piccioni. Una curiosità è data dall’allevamento in cattività dei tordi che costituivano un tipo di pietanza molto ricercata nella mensa dei patrizi romani. Nella Lessinia si svolgevano attività legate alle risorse del bosco come la raccolta di erbe, bacche, funghi, legna da ardere e legname da costruzione, ma anche attività sussidiarie come la caccia alla selvaggina allora molto più abbondante. Legata ad una delle risorse della montagna, cioè la pietra calcarea, si sviluppò in Lessinia l’attività dei cavatori ed una scuola artigianale molto apprezzata di marmorari abili nel creare epigrafi e decorazioni di grande valore artistico.

In montagna si praticava la pastorizia: pecore e capre salivano in estate verso i pascoli del Lessinum, lungo le vie della transumanza, di cui la via Cara o Vaccara era una delle più importanti (aveva inizio nella zona di Lavagno e seguendo la dorsale che partiva da Montecurto, toccava San Valentino, San Moro e terminava alla Conca dei Parpari) e lì rimanevano da giugno a settembre per tutto il periodo dell’alpeggio.

Il territorio dell’agro veronese era abitato all’inizio da coloni che coltivavano piccoli appezzamenti di terreno e conducevano una vita dura e di stenti, a partire dal II sec. a.C. si assiste al passaggio delle piccole proprietà fondiarie legate alla centuriazione, alla media proprietà ed al latifondo con la comparsa di ville-fattorie che grazie al lavoro di numerosi schiavi permettevano un più razionale ed economico sfruttamento del territorio agricolo, ed in generale ad un miglioramento delle condizioni di vita nelle campagne.

Il padrone della villa risiedeva in città e si recava solo saltuariamente sul fondo per il rendiconto da parte del suo amministratore, il massaro o vilicus che, schiavo o libero egli stesso, aveva la responsabilità della conduzione dell’azienda sulla manodopera “famiglia rustica”.

Esempi di queste ville ne sono stati trovati un po’ ovunque sia nella pianura come verso la parte alta delle valli e sulle colline di Negrar a Romagnano, Azzago, fino a Colognola ai Colli. Quelli più conosciuti sono la villa suburbana di Valdonega e la villa romana di Villa vicino a Negrar che ci hanno lasciato dei bei mosaici pavimentali. In Valpantena e in Valpolicella inoltre c’erano le sorgenti degli acquedotti che rifornivano l’acqua a Verona (presso Montorio e Novare).

La cristianizzazione del territorio lessinico si diffonde a partire dal IV sec. d.C. Testimonianza di questa cristianizzazione l’abbiamo a Santa Maria di Minerbe di Marano con l’incendio e la distruzione del tempio pagano a Minerva verso la fine del IV sec. ma anche successivamente fino al VI-VII sec. Ricordiamo anche l’evento del battesimo di un pagano da parte del vescovo di Verona Mauro (vescovo dal 615 e 622) nella località di San Mauro di Saline dove una Fontana ricorda l’avvenimento considerato miracoloso.

Caratteristiche principali

Altri aspetti caratterizzanti

Fonti: