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- natura, cultura, arte e architettura della Montagna Veronese -

L’Età del Ferro sul Monte Baldo

Località:

Monte Baldo

Periodo:

Preistoria

(dal 1.000 al 100 a.C.)

In Europa ed Asia centrale nel periodo corrispondente al primo millennio a.C., fecero la comparsa utensili (punte di freccia, giavellotti, spade, falcetti, cesoie, zappe ecc.) ricavati dalla fusione ad alta temperatura di materiale ferroso, colato in forme di arenaria o di argilla, oppure forgiati battendo il ferro ancora caldo e affilati attraverso molatura.    

In Oriente ed in Egitto erano già stati ricavati oggetti di ferro nel IV e III millennio a.C., ma la vera siderurgia si sviluppò presso gli Ittiti in Asia Minore nel XIV secolo a.C. Successivamente si diffuse in Europa nel I millennio a.C.

L’avvento dell’età del ferro fu contrassegnato dall’arrivo di popolazioni venete-illiriche chiamate Paleovenete o Atestine (da Este centro della loro civiltà). Esse si spostarono verso Occidente spingendo al di là dell’Adige e oltre, le preesistenti popolazioni Euganee che abitavano il veronese.

Si pensa siano riferibili a gente paleoveneta della prima età del ferro o bronzo finale i ritrovamenti a Garda in via San Bernardo nel luglio del 1964 durante lavori di sterro, fu trovato un’importante necropoli, una città dei morti composta da semplici fosse con urne contenenti cenere dei defunti, oggetti di corredo come fibule, spilloni, rasoi, rocchetti di terracotta.

Più tardi dall’Emilia, un’altra corrente culturale, la villanoviana, si spinse verso le zone prealpine, aprendo il territorio baldense ad una nuova penetrazione commerciale e culturale. Da ovest premevano i Galli Cenomani e i Galli Boi, mentre alle pendici del Baldo settentrionale vivevano le popolazioni retiche.

Dal V al I sec. a.C., la seconda metà del ferro è conosciuta come il periodo Retico. Gli antichi scrittori romani definivano i Reti una popolazione misteriosa forse di origine etrusca, spinta dai Celti nella zona delle Alpi. Però ricerche archeologiche recenti hanno smentito questa derivazione ed hanno ipotizzato le genti autoctone della cultura Fritzens-Sanzeno.

Questa cultura si sviluppò nella seconda età del ferro, tra il IV e il V sec. e il I sec. a.C. in Trentino-Alto Adige e nel Tirolo, con un’influenza nelle vallate alpine lombarde e nelle Prealpi Venete. La vasta area corrisponde a grandi linee a quella abitata, secondo i romani, dai reti quindi possiamo dire che la cultura Fritzens-Sanzeno è la principale espressione delle popolazioni retiche, presenti anche sulle pendici del Baldo settentrionale e meridionale. Suddivise in tribù: Beluni, Brenni, Cauri, Tuliassi, Sembra si fossero stanziati lungo la sponda del Benaco in riva all’Adige e sul Baldo da cui toponimi Caprino-Carile da Cauri, Belluno da Beluni, Brentino, Brenzone e Brentonico da Brenni, Torri da Tuliassi, Valdoneghe da Venni.

Importante fu il ritrovamento di uno scheletro con corredo personale, nella voragine, Busa Brodeghera, a circa 80 m di profondità, in prossimità del Monte Altissimo di Nago. Si trattava di uno scheletro di sesso maschile, di circa vent’anni, di alta e robusta statura, con una fibula, tre anelli in bronzo, un gancio da cintura in ferro, una piastra in lamina in bronzo, un coltello da caccia in ferro, inserito nel suo fodero di ferro e legno. È stato datato dell’Età del Ferro V e IV sec. a.C. e si avvicina al periodo Retico.

Le genti locali accanto alle tradizioni culturale eneolitiche, ereditarono un po’ alla volta i nuovi elementi delle civiltà più progredite con cui vennero a contatto. Infatti, andò diminuendo l’industria litica a favore dei metalli, assunse maggiore importanza la ceramica anche se semplificò i motivi decorativi, le pareti erano più spesse e le superfici più ruvide di color bruno e senza tracce di verniciatura. I vasi assunsero una forma più regolare presentando orli più ingrossati, sporgente in fuori con manici ad anello o a nastri. La ceramica fine era usata per recipienti piccoli come tazze e ciotole.

Nel IV e V sec. a.C. si cominciava intanto ad usare la scrittura, l’alfabeto runico che veniva adattato da ogni popolo alla propria lingua. In Lombardia e Veneto le lettere erano simili a quelle celtiche del Trentino mentre nella Valdadige le poche lettere tradotte appaiono legate ad una lingua preindoeuropea antica che era rimasta in uso nella zona da modelli linguistici precedenti.

Nel IV sec. a.C. sopraggiunsero i popoli Celti, popoli ariani emigrati dalla steppa del Mar Caspio e occuparono buona parte dell’Europa occidentale (Gallia, Belgio, Olanda, Germania, quasi tutta la Svizzera e le zone alpine). I Celti portarono una loro cultura, ma accettarono anche quella che trovavano in loco, non modificarono il tessuto etnico e l’organizzazione territoriale. Infatti, la cultura retica acquisì alcuni influssi della cultura celtica ma rimase consolidata con le proprie caratteristiche.

Dal II sec. a.C. la cultura locale, venne influenzata da quella romana anche se rimasero elementi celtici riscontrabili in armi e ornamenti. I romani cominciarono quindi ad interessarsi di questo territorio, importante per la sua posizione strategica, quale controllo dei valichi alpini e delle valli collegate e inizia ad un vasto processo di romanizzazione che culminò con la guerra retica del 16 a.C.

Caratteristiche principali

Altri aspetti caratterizzanti

Fonti:

da “Monte Baldo” CT.G. – Verona – A.A.V.V.