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Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo

Parrocchia Santi Pietro e Paolo a Marano di Valpolicella: Foto di Gaetano Bonazzi per il Ctg Lessinia

Località:

Marano di Valpolicella

Architettura:

Chiesa a pianta centrale, Cupola - Arte Neoclassica (Neorinascimentale) - don Giuseppe Trecca; Campanile - Arte Neoclassica - Luigi Trezza; prima chiesa - Adriano Cristofoli - Paracca - Arte Neoclassica

Scultura:

Altare Beata Vergine - Bottega Bellini - Arte tardo Barocca; Altare Maggiore - Giuseppe Brusconi - Arte Eclettismo (Neobarocca); Cappella di S.Giuseppe - Spazzi - Arte Neoclassica; Sculture in facciata di pietra - Ignoti - Arte Preraffaellita (tarda)

Pittura:

Affreschi - Aldo Tavella - Arte Preraffaellita (tarda); Portelle d'organo - Gianfranco Ghidoli

Arti minori:

Arte - Organaria Organo XIX sec - Gaetano Zanfretta - Arte Neoclassica - restaurato e ampliato 1988 - Giorgio Carli - Arte Contemporanea

Stile:

Arte tardo Barocca, Arte Eclettica (Neobarocca), Arte Preraffaellita (tarda), Arte Neoclassica (Neorinascimentale) - Arte Neoclassica - Arte Contemporanea

Artista:

Ignoto, Bottega Bellini, Giuseppe Brusconi, Giorgio Carli, Adriano Cristofali, Gianfranco Ghidoli, Paracca, Spazzi, Aldo Tavella, don Giuseppe Trecca, Luigi Trezza, Gaetano Zanfretta

In centro a Marano di Valpolicella.

Forse sorta tra il XII – XIII secolo dipendente da San Floriano, nel 1377 aveva un sacerdote, ed è già parrocchia nel 1454.

Nel 8 maggio 1458 nella visita pastorale del Vescovo Barbaro è nominata cappella di San Pietro di Marano e segnala: ottime condizioni (nova, pulcherrima et valde ornata) forse perché appena riedificata, un bel tabernacolo che tiene stabilmente l’Eucaristia, due calici d’argento ed altri oggetti di culto, il fonte battesimale, il parroco Pietro de Alemania (cioè dalla Germania); i parroci tedeschi venivano nominati nelle aree che parlavano Cimbro (parlata che deriva dal tedesco bavarese medievale), come anche a Boscochiesanuova.

Nel ‘500 il Vescovo Gian Matteo Giberti la giudica inadeguata, impone la riparazione della sagrestia e campanile; la pianta forse era a navata unica a croce latina (cioè con il braccio inferiore più lungo), sicuramente con tre altari.

Nel ‘600 si aggiunge il quarto altare di San Rocco agli altri tre: maggiore, San Biagio e San Valentino.

1670c. Francesco Menegatti (detto anche Melegatti) dipinge attorno ad una cappella i Misteri (forse in quadretti) poi dispersi e la Pala con Madonna e bambin Gesù con sopra i Santi Caterina da Siena, Domenico da Guzman, sotto Pietro, Carlo Borromeo e Nicola da Bari, opera arcaicizzante, ancora rinascimentale in estremo ritardo sul Barocco forse disprezzato dalla committenza (a Verona è fenomeno ricorrente), poi, infatti, fu sostituita da un’altra pala barocca più dinamica nel 1790 di Antonio Pachera, ma è un aggiornamento tardivo rispetto al Neoclassicismo imperante.

Nel ‘700 gli altari lignei diventano lapidei (ciò avvenne in pianura già nel ‘500) sono dedicati: a San Dionigi, il maggiore a San Pietro entrambi del 1733 e scolpiti da Domenico Cecchini di Santo Ambrogio, alla Beata Vergine del rosario del 1783 della bottega veronese Bellini il solo altare oggi rimasto.

Nella visita del 1764 il Vescovo Nicolò Antonio Giustiniani trova la chiesa in rovina.
Nel 1773 – 75 è riedificata, con bella facciata neoclassica in ordine ionico del Paracca sul progetto di Adriano Cristofali (ha progettato vari palazzi in Verona, es. il portico di Via Roma).
Il campanile del 1792-‘900 è iniziato da Luigi Trezza (altro grande architetto) con cella campanaria di ordine tuscanico con motivo a serliana (alternarsi di trabeazione arco a tutto sesto e trabeazione, tipico del Rinascimento, si affermò nel nord Italia grazie a Palazzo Te a Mantova di Giulio Romano).

Nel 1809 viene rifatto l’altare di San Luigi, oggi scomparso.

Altare maggiore con Pala.

Nel 1840 è rifatto l’altar maggiore in modo più lineare da Giuseppe Brusconi di Parona, quello troppo mosso del Cecchini è venduto alla chiesa di Viarago (Pergine Valsugana). Nel 1876 è aperta la cappella di San Giuseppe scolpita da Spazzi, ma non si sa quale della numerosa famiglia veronese di scultori, che hanno lasciato parecchie pregevoli opere a Verona.

La chiesa il 26 ottobre 1921 è chiusa per crepe di 20 cm nell’abside.

Nel 1924 la chiesa è parzialmente riedificata e triplicata nelle dimensioni per l’aumento dei fedeli, invadendo anche il brolo del parroco, viene inaugurata nel 1929, finita nel 1937 con la riorganizzazione di altari e pale, sul progetto Neorinascimentale del 1922 – 24 di don Giuseppe Trecca (1871 – 1955); la chiesa a pianta centrale a croce greca e circolare (una rarità nell’800 – ‘900), il portale l’ingresso presenta lesene in ordine composito tipico del Rinascimento (con poche foglie d’acanto rispetto l’Arte Romana), la parete del primo livello è scandita da eleganti lesene in ordine corinzio (un poco più ricche del portale) e oculi (finestre circolari tipiche del Rinascimento), i bracci della croce contengono il presbiterio e le due cappelle laterali, il braccio nord è inglobato nella chiesa ‘700 precedente;

Parrocchia Santi Pietro e Paolo a Marano di Valpolicella: interno sostegno della cupola con motivo a serliana (trabeazione-arco-trabeazione...) in ordine corinzio (foto Paolo Villa-ctg Lessinia)
Interno: sostegno della cupola con motivo a serliana con colonne in ordine corinzio.
Parrocchia Santi Pietro e Paolo a Marano di Valpolicella: cupola con tamburo ottagonale con balaustra (per i cantori?) in ordine tuscanico, oculi per illuminare (foto Paolo Villa-ctg Lessinia)
Interno: cupola con tamburo ottagonale con balaustra (per i cantori?) in ordine tuscanico, oculi per illuminare.

Cupola affrescata da Aldo Tavella (1944–45), in stile affine ai preraffaelliti ‘800, si vedono: un melo, Maria con il Bambin Gesù, un pero, Cristo in trono fra i fedeli, una quercia, San Zeno col pesce, un cipresso, San Eustacchio a cavallo, un cedro del Libano, San Carlo Borromeo in preghiera, una palma, San Rocco col cane, un olivo, San Vicenzo Ferreri con la fiamma divina, una vite, San Giorgio a cavallo, un melo.

Parrocchia Santi Pietro e Paolo a Marano di Valpolicella: affresco di Aldo Tavella 01 (foto Paolo Villa-ctg Lessinia)
Un affresco di Aldo Tavella.

Esterno: al centro della pianta della chiesa a croce greca, si eleva il tamburo con lesene di ordine tuscanico aperto da oculi, la cupola alta 28.50m si ispira al Pantheon. Era previsto l’inevitabile portale a pronao (porticato colonnato con timpano) mai realizzato ispirato al Pantheon, infine la chiesa venne riconsacrata nel 1947.

Parrocchia Santi Pietro e Paolo a Marano di Valpolicella: affresco con cassettoni (foto Paolo Villa-ctg Lessinia)
Ingresso con soffitto a cassettoni affrescati di buon inganno prospettico.
Parrocchia Santi Pietro e Paolo a Marano di Valpolicella: Organo di Gaetano Zanfretta (foto Paolo Villa-ctg Lessinia)
Organo di Gaetano Zanfretta – Giorgio Carli

Nel ‘800 Gaetano Zanfretta costruì un organo, con due tavole dipinte su Davide e Santa Cecilia (patrona della musica) del Negrarese Gianfranco Ghidoli; dal 1988 restaurato con integrazioni dall’organaro Giorgio Carli, perché inutilizzato e adeguarlo al nuovo edificio; ‘800 è il centro della cassa, del ‘900 l’aggiunta di quattro canne per lato più chiare, i tasti neri sono in ebano e quelli bianchi in avorio (materiali oggi rarissimi, l’elefante e l’ebano sono esseri viventi protetti e in via d’estinzione).

Considerazioni sulla parte esterna:
La tradizione del Storicismo (che ha per modello il Colosseo e altri edifici d’Arte Romana) vorrebbe che gli ordini architettonici maschili (qui il tuscanico) siano nella parte bassa per dare effetto di sostegno (primo livello) e i femminili nella parte alta per dare slancio (ionico secondo livello, corinzio terzo livello, composito quarto livello); ma don Giuseppe Trecca fa esattamente il contrario salvando comunque parte d’equilibrio, rendendo l’ordine composito del portale più tuscanico-mascolino (con meno slancio e meno decoro del solito, prendendolo da una versione di Rinascimento arcaico); da questo fine gioco degli opposti con tanto di riequilibrio si può intuire una sapienza giocosa acquisita grazie agli studi accademici tipici del Storicismo dal XIX secolo in poi. Un precedente molto più sottile lo si può vedere con Giuseppe Piermarini a fine ‘700 con il Teatro alla Scala di Milano dove il terzo livello è tuscanico, ma i primi due livelli vicini alla tradizione (I livello dorico-tuscanico, II composito).

All’ingresso due statue datate A.D. 2000 dei Santi Pietro (con la chiave) e Paolo (con la spada) in pietra, d’ispirazione Preraffaellita (qui ricordano Gotico Internazionale), dai tratti più duri rispetto all’architettura della chiesa.

Caratteristiche principali

Altri aspetti caratterizzanti

Fonti:

Collana: Le contrade della Lessinia – Le contrade di Marano di Valpolicella – Coordinamento Maurizio Delibori (parte analizzata di Paolo Villa) – Ctg Lessinia – 2007
Foto ctg Lessinia: Gaetano Bonazzi (in Copertina), Paolo Villa.