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Oratorio a Santa Cristina

Località:

Santa Cristina (Marano di Valpolicella)

Architettura:

Oratorio e interno - Ignoto - Arte Neoclassica

Pittura:

Pala - arcaicizzante del '700 - Ignoto - Arte Rinascimentale (tarda); Arte della Stampa - Via Crucis in stampe - Arte Neoclassica

Stile:

Arte Rinascimentale (tarda), Arte Neoclassica

Artista:

Ignoti

Si trova a Santa Cristina (Marano di Valpolicella)

Oratorio a pianta basilicale (aula unica), forse eretto entro il primo quarto del XVI secolo, prima attestazione del 1532 dove il Vescovo nella visita raccomanda di tenerlo aperto al culto e celebrarvi messa, nel frattempo s’allestiva l’altare, con paliotto già ultimato, risulta soggetto ai Santi Pietro e Paolo di Prun.

Dotato di portico, nel 1541 era in fase d’ultimazione la pavimentazione e l’intonacatura, si valutava l’acquisto di una campana; mancavano grate, tele vetri per chiudere le finestre. Nel 1594 la confraternita di Santa Cristina mantiene l’edificio tramite i frutti di un campicello.

Nel 4 ottobre 1612 Domenica Magri dà beneficio con un legato per celebrare cinque messe annue per le Sante Cristina, Agata, Madonna della Neve, Caterina e Lucia. Nel testamento del 17 luglio 1630 di Giacomo Spiazzi del fu Bartolomeo, s’intuisce forse che Santa Cristina è diventato un lazzaretto durante la peste, che poi riprese le abituali funzioni, il mantenimento è a carico della confraternita di Santa Cristina e vi si celebra messa con i paramenti della parrocchia di Prun.

Nel ‘700 vi sono vari rifacimenti fra cui la facciata, il coro, ad occidente eretti la sagrestia e la casa degli eremiti, la visita pastorale del Vescovo Marco Gradenigo segnala: un custode eremita (Giovanni Bonesini, terziario francescano. Nella visita pastorale del 1735, il mantenimento è garantito dalle pie elemosine (oggi dal Comune di Prun), per i paramenti delle messe del legato Magri è pagata un’indennità d’uso alla parrocchiale, inoltre è raccomandato l’acquisto di una veste talare per l’officiante di turno (solitamente il parroco di Prun).

Nel 1807 il decreto napoleonico sopprime gli oratori alienandoli, nonostante la vendita dell’oratorio non risultano sospensioni, così scrive l’istanza del Comune di Prun alla curia vescovile che domanda documenti per tutelare i suoi diritti in una vertenza più che ventennale col demanio. Nella visita del 1809 ci sono i paramenti liturgici, in quella del 1839 è officiante e vi si spiega il Vangelo almeno una domenica al mese, sempre con il parroco di Prun.

Una lapide esterna al lato est, ricorda le elemosine del 1867. La visita pastorale del Canossa nel 1878, conferma la condizione di pubblico oratorio decoroso sorretto dalla pietà della contrada, come tutt’oggi.

Semplice facciata neoclassica simile a San Giorgio di Purano ma più slanciata, forse ultimata a fine’700, sulle quattro lesene (colonne piatte) di ordine tuscanico, quasi non poggia l’architrave che arretra eccessivamente nel muro (un’assurdità per i dettami classici), invece dovrebbe sporgere dal muro per dare maggior forza all’edificio, la parte superiore con l’ampia rettangolare finestra è insolitamente spoglia, sullo spiovente nord sta un campaniletto a vela; sono visibili segni di una possibile soprelevazione dell’edificio della seconda metà’700, forse attestata dai frammenti delle iscrizioni «A.D. / ELEMOS / EREcTUM» sopra l’ingresso della casetta (ovest). Nel libero lato est s’aprono due finestre rettangolari.

Interno ad unica navata racchiusa da una semplice cornice a mo’ di architrave, voltata a botte, arcone absidale con conci a vista piuttosto lisci che insolitamente ne smorzano il peso, finestre con eleganti aperture a vela nel soffitto, alle pareti Via Crucis in stampe ottocentesche, presbiterio rialzato rettangolare di fine’700 inizio ‘800 (probabile sostituzione dell’originale abside circolare) con altare marmoreo; nella parete di fondo in una cornice di rosso Verona sta la pala, nota dal 1779, con la Vergine fra le Sante Lucia, Agata, Cristina e Caterina d’Alessandria a ricordo del legato di Domenica Magri decisamente arcaicizzante (di linea rinascimentale, forse per scelta del committente che disprezza l’arte barocca, come talvolta accadeva a Verona). Dal coro s’entra alla sacrestia dove è conservato un tabernacolo, la visita pastorale del 1843 lo segnalava posto sull’altar maggiore.

Caratteristiche principali

Altri aspetti caratterizzanti

Fonti:

Foto: Gaetano Bonazzi per il Ctg Lessinia
Collana: Le contrade della Lessinia – Le contrade di Marano di Valpolicella – Coordinamento Maurizio Delibori (parte analizzata di Paolo Villa) – Ctg Lessinia – 2007